Roberto Manfrin

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Dall'Artistautista al professore
ex autista

Roberto Manfrin inizia le sue prime esperienze estetico creative in veste di danzatore nei primi anni ottanta del secolo scorso con il Tun Da Dum Ballet di Valeria Stefanini. Collabora con alcuni gruppi teatrali e fa esperienze di grafica e illustrazione. Crea con Erio Gobbetto e con la collaborazione tecnica di Giampaolo Sartore alcuni video, per la precisione sette, che presentano la Pronto Fatto, la sua ditta di autotrasporti.
È autore di eventi vari, in bilico tra arte concettuale, melting pop, comic pop – iper pop; in definitiva per concludere le etichette della mappa: “Art and comics” con connotazioni e credenziali del tutto personali.
Alla fine degli anni ottanta, sempre del secolo scorso, dopo sperimentalismi formali congegnati in sculture e installazioni dal sapore tecnologico e facendo uso della pellicola trasparente cibachrome, Roberto Manfrin mette in piedi, anzi in moto, un’impresa di trasporti - traslochi: Pronto Fatto & Ready Made Transport. In quel periodo le ditte van di moda, ne cito alcune: Name Diffusion, Tecnotest, Ingold, Airlines, Premiata Ditta, Oklahoma, Kostabi-world, ecc.
Ma, nonostante sian di moda, la Pronto Fatto-Traslochi risulta fuori moda, cosicché nessuna galleria la sposa. L’artista indefesso non si scoraggia e da tale impiego costruisce la sua storia, senza nessuna simulazione. Pronto Fatto in versione servizi rapidi per il trasporto merci, Ready Made in versione estetica per il trasporto d’arte. Un’equazione perfetta in cui i messaggi collimano all’unisono toccando lo stesso tasto. Coscienza divisa dell’arte tra impegno sociale, sopravvivenza ed elaborazione intima della realtà.
Roberto Manfrin si introduce in questo percorso con la licenza di autotrasporti, senza la drammaticità delle esperienze body artistiche ma con la convinzione che l’arte sia un insieme di entità composte, dalla vasta gamma segnica. Nell’accumulare lemmi di quasi tutti i linguaggi artistici, Manfrin coglie il frutto di un complesso gioco combinatorio, per cui l’operazione appare come addizione di una serie di sezioni staccate l’una dall’altra che possono funzionare separatamente.
Frammenti di quotidianità vengono esteticamente recuperati nel quadro attraverso le pitture di accompagnamento; le bolle di accompagnamento del trasporto reale vengono ribaltate in documento visivo. Espresse nei quadri con la lingua di Vincent, quasi a sentire il ritmo del gesto pittorico, il ritmo della velocità del camion. Il volto dell’artista specchiato nello specchio retrovisore, imprigionato dall’artificio linguistico di un altro pittore.
Ad un certo punto della sua vita, arrestato da un infarto, Roberto Manfrin trasloca la persona, ossia se stesso. Fa un concorso statale, lo supera e assume il ruolo del professore ex autista. Registra l’evento ed estetizza l’accaduto con “ Infarto d’artista ”, poetica di un vissuto ed ironia della sorte omaggio a Yves Klein. Yves morì il 6 giugno del 1962 stroncato da un terzo infarto.
Manfrin come Klein fa il salto nel vuoto, nel senso che dopo tre arresti cardiaci rimane per tre giorni in coma; il terzo giorno si sveglia e supera così felicemente il salto nel vuoto… Ora come insegnante continua la storia… fumettizza la storia dell’arte; continua il trasloco… trasloca l’arte nelle gabbie sequenziali del fumetto (media popolare per eccellenza). Closure concettuale? O didattica personale ed originale? Probabilmente entrambe. Il gioco è arguto: Manfrin fa l’operazione inversa dell’artista pop statunitense Roy Lichtenstein. Lichtenstein utilizza e mima pittoricamente le tecniche di stampa tipografiche, con un puntinismo spettacolare ingigantisce la pagina del fumetto: in questo modo della semplice dimensione cartacea tipografica fa un’icona dell’altare dell’arte. Inversamente Manfrin trasloca l’arte negli altarini del fumetto, strategia iper pop rivelatrice di sottili coincidenze e di un piccolo spettacolo inedito.
Un messaggio che ci dice che l’arte è rimasta nientemeno che un piccolo ballon che si sgonfia in sordina, nell’etere mediale visivo del mondo.

Buona visione

 
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